MESSAGGIO di Gesù del 07-03-2012, Giampilieri Marina (segue commento)
GIAMPILIERI MARINA 07/03/2012
MESSAGGIO DI GESU’
Figli miei,
per amore per voi continuo ad immolarmi sugli altari per cancellare i peccati del mondo, colmare la giusta collera del Padre mio ed arricchirvi dei miei meriti. Ecco il mio eterno sacrificio: la santa Messa, dono del mio cuore. Io sono il sacerdote eterno e, con il mio popolo riunito, voglio proseguire la mia messa perpetua, il mio eterno sacrificio.
Per questo devo unire a Me il mio popolo, devo radunarlo per formare con lui un solo corpo, un solo spirito, una sola offerta al Padre.
Figli miei, ora è giunto il tempo in cui devo presentare al Padre mio il mio popolo unito nell’alleanza e sotto il segno della Croce. Io sono il mediatore tra il cielo e gli uomini. Voglio proseguire con voi il mio sacrificio eterno per salvare il mondo e strapparlo alle forze del male.
Figli miei, è sulla croce, nel mio sangue prezioso, il sangue della nuova ed eterna alleanza offerto al Padre in unione con voi, che Io voglio suggellare questa nostra alleanza d’amore.
Voi, miei sacerdoti, non disertate più il calvario. Insegnate ai miei figli ad offrirsi ed a unirsi a Me, la grande vittima dell’altare. Voi, miei sacerdoti, siate altri Gesù, altre vittime. Imparate ad offrirvi, ad unirvi a Me.
Figli miei, voglio riunire tutti i membri del mio corpo mistico; voglio l’unità della mia Chiesa in questo senso ed attorno al suo capo visibile che ho stabilito qui sulla terra. Che la mia Chiesa sia una, che la mia Chiesa riunisca tutti i suoi figli e che con Me salga verso il Padre una sola ed eterna offerta.
Figli miei, voi preti risvegliatevi, ho bisogno di figli di luce. Ho bisogno di un’armata di luce per combattere l’armata delle tenebre che vi acceca, vi opprime e paralizza. Voi miei sacerdoti, figli miei amatissimi, è forse necessario che Io vi insegni di nuovo il senso del vostro sacerdozio? Vi ho affidato il mio gregge, lavorate per l’unità della Chiesa riportando le pecorelle smarrite ai piedi del mio calvario. Divenite una grande massa ai piedi della mia croce. Riunite il mio popolo attorno alla mia croce. Riportatelo verso il maestro che dall’alto della sua croce con uno sguardo d’amore che avvolge tutta l’umanità vi dice:“pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”, così vincerete il nemico che lavora giorno e notte. Nell’unità della mia Chiesa così riunita: un solo spirito, il mio; una sola guida, la mia Santissima Madre della Chiesa.
Ora vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Commento al MESSAGGIO del 07/03/2012
SACERDOTE PERCHÉ SACRIFICIO
Gesù ci ripete che il sacrificio eucaristico è vero amore, è il massimo dell’amore. Per capire bene e veramente la S. Messa di Gesù bisogna capire, prima e bene, il santo valore del sacrificio che oggi, invece è quasi completamente misconosciuto e soprattutto rifiutato dalla e nella cultura moderna, non solo fuori della Chiesa! S. Agostino diceva: “Sacerdote perché sacrificio” (cfr. Le Confessioni, 10,43). Silvano del Monte Athos: “Pregare per gli altri vuol dire dare il sangue del proprio cuore”. Se il “vangelo” che si segue (e non solo i laici!) è invece quello del “mondo” e consiste solo nel rincorrere le proprie soddisfazioni individuali, la gratificazione a tutti i costi, l’esaltazione del proprio protagonismo malato, anche se si va ancora a Messa, non si fa più parte del regno di Dio, ma si è scelto di diventare grottesche maschere del circo della morte. Il Santo Curato d’Ars diceva che “dove non c’è più sacrificio, non c’è più religione” (cfr. Pensieri scelti e fioretti, San Paolo, 1999, pp. 77). Il sacerdote, qualsiasi cosa sta facendo, NON SI DEVE MAI ALLONTANARE DALL’ALTARE, deve fare sempre tutto alla presenza di Dio. Anche nella vita quotidiana, il sacerdote deve sempre celebrare i “misteri divini”: tutto in lui deve essere sempre “liturgia”. Egli deve prendere, sempre, il fuoco dell’altare e deve riversarlo nel cuore degli uomini.
SACERDOTE SEMPRE
Gesù parla, nel MESSAGGIO, di “sacerdote eterno”, di “messa perpetua”, di “sacrificio eterno”. Mette dunque l’accento sulla continuità. Il sacerdote è chiamato infatti ad essere prolungamento e “sacramento” di Cristo sacerdote continuamente e non a “corrente alternata”. Egli non può mai essere “part time”, ma sempre “full-time”; non può mai essere sacerdote “solo in qualche luogo” o “solo in alcuni ambienti”, ma dovunque e comunque! Se il vero sacerdote è colui che riproduce Gesù (lo stesso Gesù!) e lo stile di Gesù è evidente che il sacerdozio, la messa, il sacrificio, devono essere perpetui, costanti: gli avverbi del sacerdote (oltre che di ogni cattolico) devono essere: “sempre” (Gesù), “tutto” (Gesù), “solo” (Gesù). Il Santo Curato d’Ars ripeteva a tutti: “Non cercate di piacere a tutti. Non cercate di piacere ad alcuni. Cercate di piacere a Dio” (cfr. Importunate il buon Dio, Pensieri e discorsi del Curato d’Ars, Città Nuova, p. 68). Si è preti 24 ore su 24 e 360 giorni all’anno. Togliere al sacerdozio questa dimensione totalizzante significa vanificarlo, evaporarlo, distruggerlo. “Il carisma del Santo Curato d’Ars era quello di scomparire totalmente dietro e dentro il suo ministero, di essere soltanto prete, sempre prete, totalmente prete, ad un punto tale che la sua persona si confonderà interamente col dono del sacerdozio. Per lui vivere era esercitare il ministero sacerdotale /…/ Non esistevano altre ragioni per vivere, altri criteri per scegliere cosa fare, non esistevano altre ispirazioni per fare progetti e programmi. /…/ Questa dimensione totalizzante prendeva tutto il suo tempo e tutti i suoi interessi” (A. Ballestrero, Alla scuola del Curato d’Ars, Piemme, 1988, p. 26).
DIMENSIONE ASCETICA
Ad un confratello che si lamentava della poca efficacia del suo ministero, rispose: “Avete pregato? Avete pianto, sospirato? Avete digiunato? Avete vegliato? Vi siete coricato per terra? Vi siete data la disciplina? Finché non sarete giunto a questo, non crediate di aver fatto tutto” (Giovanni XXIII, Sacerdotii nostri primordia). Oggi la dimensione ascetica è scomparsa o quasi scomparsa del tutto. La Madonna a Fatima ha riproposto le due gambe della vera spiritualità cattolica: “preghiera e penitenza” e i bambini di Fatima hanno capito che è bene servirsi di tutte le forme di penitenza. Mancando questa vera spiritualità Gesù si lamenta: “Miei Sacerdoti, non disertate più il Calvario”, prima nella vita personale e poi sull’altare! Il Santo Curato ripeteva: “Nel vostro Battesimo avete accettato una croce che dovete abbandonare soltanto alla morte e che è la chiave di cui vi servirete per aprire la porta del cielo” (cfr. Importunare buon Dio, op. cit., p.63-67).
PRETI VERI
Un fanciullo che serviva all’altare del Santo Curato, quando suo padre gli chiese se nel suo soggiorno in altre città avesse incontrato altri curati, il bambino rispose: “Sì, ma non sono veri preti; non sono come il signor curato d’Ars!”. Senza preti veri, non c’è religione vera, non c’è spiritualità vera e allora domina ed imperversa la falsa religione, la falsa spiritualità, il falso vangelo e così emergono i falsi preti: “Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini” (Sal 11,9). Per tutta la vita il Santo Curato d’Ars fu predicatore e catechista. Diceva sempre: “Prima di tutto, la conoscenza della Verità”. “Com’è bello conoscere, amare e servire Dio! /…/ Tutto quello che facciamo al di fuori di questo, è tempo perso”.
RISVEGLIATEVI
Gesù invita i preti a risvegliarsi. Evidentemente ce ne sono un bel pò che sono stati sorpresi a dormire! E in che cosa consiste questo sonno? In una vita tiepida, negligente, non fervorosa, in una celebrazione della S. Messa trascurata e/o scialba, pigrizia nell’evangelizzazione e nella catechesi, scarsa testimonianza della grande Tradizione cattolica, peggio ancora insegnamento inquinato dal modernismo e da eresie. Il prete deve essere la sentinella e l’alfiere della Verità, ma contemporaneamente e inseparabilmente deve “tuonare contro il mondo e gridare contro il peccato” (cfr. L. M Grignon de Montfort, La vera devozione a Maria); deve essere infaticabile “pescatore di uomini” e buon pastore, ma deve anche contemporaneamente e inseparabilmente, andare incontro ai lupi e impedire che sbranino il gregge (cfr. Gv 10, 11-13).
IL VERO SACERDOZIO
A) Gesù dice: “È forse necessario che Io vi insegni di nuovo il senso del vostro sacerdozio?”. Non esistono più sensi, non esistono 4-5-9- oppure 20 sensi del sacerdozio. Gesù dice: “Il” senso del sacerdozio, significa che ne esiste uno ed uno solo. Si è sacerdoti, infatti, solo se si è sacerdoti come l’Unico sacerdote Cristo Gesù, solo come Gesù è stato sacerdote, solo se riproduciamo e prolunghiamo in noi, lo stesso sacerdozio unico di Cristo. In questo campo, fare “altro” significa staccarsi dalla Vite, diventare tralcio che secca e viene bruciato. Altri ….. aggiornamenti …. si costituiscono come ….. tradimenti! E allora da buon pastori diventiamo, inevitabilmente, mercenari! Non c’è via di mezzo.
B) Ecco perché Gesù dice: “Riportate le pecorelle smarrite ai piedi del “mio” calvario” (non in “altri posti”, non in “falsi calvari” inventati dagli uomini e che quindi non possono salvare); “divenite una gran massa ai piedi della “mia” croce” (non davanti ad “altri piedi”, non inginocchiandosi davanti ad altari bugiardi, non preoccupandosi solo di essere “numero” e non verità); procurate “l’unità della mia Chiesa riunita in un solo spirito, il mio; (non introducendo “falsi spiriti”, e inventando “false e impossibili unità”); e “abbiate una sola guida, la mia Santissima Madre della Chiesa” (non introducendo tante “false guide”, secondo le vostre voglie (cfr. Tm 4,4) che vi fanno allontanare da Gerusalemme ed entrare in Babilonia; ma seguendo solo l’unica guida che Io vi ho donato e che è l’unica che vi porta solo a me). Per questo Paolo VI disse: “Non si può essere cristiani se non si è mariani” (Bagheria, 1970).
C) Tutte le infedeltà sacerdotali di cui Gesù si lamenta, hanno fatto dilagare le tenebre e il male. La prima e più urgente riforma da operare è dunque, certamente, quella del clero, senza la quale le altre avrebbero poca incidenza. Ecco perché, al termine di questa meditazione facciamo nostra, trasformandola in preghiera, la domanda accorata del profeta:
“SENTINELLA, QUANTO RESTA DELLA NOTTE?” (Is 21,11)… di questa lunga notte?
Don Guglielmo Fichera